INTEROPERABILITÀ ITALIANA

La digitalizzazione della PA inizia dall’interoperabilità

L’agenza digitale italiana punta sull’interoperabilità per la trasformazione digitale, basata sul principio “once only”, che richiede ai cittadini di fornire i propri dati una sola volta. Il Governo ha investito in linee guida (Modl, SPCoop) e infrastrutture come la Piattaforma Digitale Nazione Dati (PDND) per favorire la condivisione sicura delle informazioni. L’interoperabilità, centrale nel dibattito politico e tecnico, spinge la Pubblica Amministrazione verso una strategia di API Governance.
In questo scenario, Link.it supporta le amministrazioni con soluzioni pronte all’uso.

SCENARI DI INTEROPERABILITÀ

Negli ultimi anni, le Pubbliche Amministrazioni italiane hanno affrontato un impegnativo percorso di digitalizzazione, che ha richiesto non solo l’adozione di tecnologie innovative, ma anche una revisione profonda delle loro strutture operative.

La direttiva del 5 dicembre 2023 segna un importante cambiamento di paradigma, passando da un approccio tecnico di API Management a una visione strategica di API Governance.

Questa evoluzione definisce chiaramente:

  • Responsabilità degli enti

  • Scadenze operative

  • Modalità di monitoraggio delle iniziative di interoperabilità

 

L’obiettivo finale è dare attuazione all’articolo 50-ter del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale).

Il ModI è un framework normativo che definisce requisiti e linee guida per l’interoperabilità tra i sistemi delle Pubbliche Amministrazioni italiane. Caratterizzato da modularità e standardizzazione uniforme a livello nazionale, il modello si articola attraverso pattern e profili di interoperabilità.

  • I pattern rappresentano soluzioni standardizzate per esigenze tecniche specifiche, definendo le modalità di scambio dei messaggi, gli standard di autenticazione e i criteri per garantire integrità, riservatezza e disponibilità dei dati.

  • I profili di interoperabilità, invece, sono combinazioni di pattern per affrontare casi d’uso complessi. Ogni profilo include una serie di pattern specifici selezionati in base alle esigenze di un particolare dominio applicativo, ad esempio per assicurare la conformità a requisiti di non ripudio o la gestione delle transazioni in contesti che richiedono elevati livelli di sicurezza e affidabilità.

La PDND è un elemento essenziale dell’ecosistema di interoperabilità della Pubblica Amministrazione italiana. Garantisce l’interoperabilità dei dataset e dei servizi, valorizzando il capitale informativo delle PA, semplificando l’adesione ai servizi e assicurando standard tecnici e di sicurezza. I suoi principali servizi di interoperabilità agli Enti includono:

  • Catalogo delle API per esporre servizi digitali in una vetrina centralizzata. La PDND semplifica l’accesso, la creazione di accordi di interoperabilità e la condivisione di specifiche e profili tecnici.

  • Rilascio di token per l’accesso alle API. La PDND aggiunge un livello di sicurezza e standardizzazione, verificando i requisiti degli enti fruitori e generando token di accesso, rendendo più semplice e sicuro il processo di autorizzazione.

La specifica di cooperazione applicativa SPCoop, introdotta il 1° aprile 2008 e successivamente deprecata con l’arrivo del modello di interoperabilità ModI, rimane tuttora ampiamente in uso, rappresentando spesso l’unico canale per l’accesso a determinati servizi pubblici. Il modello si basa su due componenti principali:

  • Porta di Dominio: componente chiave del modello, agisce come gateway attraverso cui le amministrazioni pubbliche interagiscono con la rete di cooperazione. Essa gestisce le comunicazioni, assicura la sicurezza dei dati tramite meccanismi di autenticazione e crittografia, e garantisce la conformità agli standard SPCoop.

  • Busta eGov: formato standard utilizzato per incapsulare i messaggi scambiati tramite SPCoop, contenendo sia i dati applicativi che le informazioni di controllo necessarie per la gestione del messaggio, come l’indirizzamento e i metadati di sicurezza.

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